martedì 2 dicembre 2008

8 Novembre. Da qui inizia il mio viaggio

Exeter

Il posto migliore dove iniziare un diario di viaggio, non può che essere l’aeroporto.
Forse una volta era più indicato il porto, ma nella nostra era abbiamo bisogno delle ali per muoverci più che le vele.
Quindi eccomi qui in attesa del volo…parto tra mezz’ora, e dal preciso istante in qui mi staccherò da terra, inizierà la mia nuova avventura, qualcosa che desideravo da sempre e mai avevo fatto.
Un viaggio da solo.
Non importava dove, volevo solo godermi ogni istante della vacanza, con i miei ritmi e i miei desideri.
Per anni ho trovato bastoni tra le mie…gambe, e solo oggi riuscirò a realizzare un mio grande sogno.

Un anno fa circa, ho avuto un’illuminazione, mi sono reso conto di qualcosa che era sotto i miei occhi ma che mai avevo focalizzato.
Naomi un giono mi chiese “quel’è il tuo libro preferito?”. Ho passato alcuni minuti cercando il mio libro perfetto, poi ho gridato “l’atlante metodico de agostini!”.
Non c’è nulla da ridere, dico sul serio. Ho passato ore interminabili alla ricerca della nazione più lontana da Lecce, magari con la forma più strana. Mi piaceva fantasticare su cosa avrei trovato in quelle città, chissaà che scatti avrei potuto fare.
La mia bionda, con la solita naturalezza con cui dice le cose, mi risponde “ah già certo, perché a te piace viaggiare”.
Pochi secondi dopo ho iniziato a piangere…di felicità!
Avevo scoperto una cosa di me che già conoscevo nel mio inconscio, ma che mai avevo realizzato a pieno. Che bello.

Adoro viaggiare, accettare tutto ciò che il mondo mi vuole offrire, e mare e spiaggia non mi potrà mai bastare…se voglio questo ho la mia Otranto.
Mi piace sapere i perché delle cose, e non solo criticarle. Voglio conoscere le diverse culture, vedere e fotografare le città, anche la cacarella mi piace. Vuol dire che ho mangiato un piatto strano e scoperto qualcosa di nuovo...si, ma la prossima volta col cazzo che la mangio ancora però!!!

L’aereo è un po’ in ritardo, poco male continuo a scrivere…la tensione sale e mi eccito sempre più. È come quando sei in prima fila pronto per il concerto del tuo gruppo preferito…un attimo sembra eterno, aspetti eccitatissimo di iniziare a saltare e cantare.
I miei piedi sono caldi, pronti a portarmi in giro per il mio nuovo viaggio, il dito freme per scattare mille momenti, la mente è aperta per accogliere nuovi ricordi.
Scalpito, non mi trattengo…hanno chiamato il mio volo, il mio momento.
Si parte!!


Amsterdam

Sono arrivato!
Tutto è andato bene, ho trovato quello che mi serviva, e ora sono in treno per la città.
Negli aeroporti sembra di stare sempre nello stesso posto. Ci sono le stesse regole, gli stessi negozi di souvenir che vendono le stesse magliette portachiavi e cappellini…cambia solo il nome della città.
Si parla solo inglese, e conoscerlo finalmente è un aiuto grandissimo, non ti senti mai da solo, qualsiasi cosa succede puoi sempre trovare qualcuno che ti aiuta.
Adesso posso dire di parlare tre lingue oltre l’italiano. Inglese, francese e spagnolo. Forse non sono una cima in nessuna di queste, ma riesco a comunicare facilmente. Yeah!
Anyway…

Prime impressioni.
Amsterdam è proprio la terra dell’acqua. La lingua è piena di K e W e il suono è decisamente catarroso. Ci sono parole che se non fumi otto canne al giorno non riesci a farle.
Non si capisce nulla ma leggerlo è un pò più semplice, per ora ho capito che si raddoppia la A quando è accentata.
Strada= straat centrale= centraal totale=totaal.
Ne ignoro la pronuncia, lo scoprirò dopo.

Sono arrivato in stazione, vado alla scoperta della città…dio quanto è grande questo canale…chissà come si chiama.


Ore 1.35

Sono nella zona del Leidseplein, sarebbe il centro della “movida” di Amsterdam.
Da Dam square, dove è pieno di turisti, tanta gente e bici ovunque, ma che all’ora di cena si svuota velocemente, sulla strada per il andare verso il Vondelpaark, si passa attraverso il Leidsplein, dove di colpo la vita riparte.
Luci e locali come formiche. Un ristorante su due è italiano. Ci sono tutti, ristorante Bella napoli, o sole mio, Peppino, Mimmo, Ninetta, Vesuvio, La madonnina e ovviamente il Rimini non manca mai. Probabilmente nessuno di questi è gestito da italiani. Più facile trovare cuochi pakistani e indiani che di Avellino.

Queste luci al neon intrecciano le parole scritte in inglese, italiano, arabo, hindi, olandese.
Sei ad A’dam ma puoi andare ovunque nel mondo, basta entrare in un locale.
Mi sono sentito a casa…
La piazza è piena di gente che balla, fuma, canta e i due bulldog sullo sfondo che ci osservano sorridenti.
Ma quello è uno che suona il contrabbasso…al piede ha attaccato un tamburello. Swing anni ’50. E quella coppia che gli balla davanti proprio intorno alle candeline al centro del palco…che meraviglia.
Click! Click! Click!


Sono a metà strada dall’ostello seduto fuori dal pub irlandese Aran, bevo del sidro, una Magners la mia preferita (ma 8 euro cazzo!!), il vento mi alza le pagine della moleskine,mi fa scrivere male.
Sarò solo per otto giorni e non so bene come sarà questa vacanza. Qui nessuno mi conosce nessuno sa chi sono. Potrei essere chiunque, potrei voler essere chiunque.
Uno studente in visita, un fotografo di una rivista naturalistica o perché no, il figlio di uno che ha una catena di ristoranti di caponata take away in sicilia. Chiunque.

Dai, facciamo che per oggi rimango Davide.
Pochi soldi in tasca, una macchina fotografica e un sogno.
Essere libero…libero da tuttti.
…almeno per otto giorni…

3 commenti:

Anonimo ha detto...

sono felice per il tuo sogno realizzato...e un pò ti invidio ;)
aspetto la prossima puntata! bicos

Davide ha detto...

grazie ciccia mia!
non mi invidiare...vieni a trovare invece!!
kisses

Davide ha detto...

volevo dire...
vienimi a trovare.
scusa ho fumato...